Amico Libro – Conversazione con l’economista Pietro Terna

Prima delle vacanze di Natale l’augurio e la speranza dell’Associazione Amico Libro era che la brutta situazione che stiamo vivendo fosse agli sgoccioli. Purtroppo, a oggi, le cose non sono cambiate di molto e le notizie di tutti i giorni confermano che il termine sia ancora lontano. Le “pagine di lettura” dell’Associazione vogliono rendere piacevole la lettura e, nello stesso tempo, far riflettere un pochino di più.

In queste settimane difficili, quasi di vita sospesa, la Fondazione Collegio Carlo Alberto ha organizzato una serie di conversazioni a casa dei propri scienziati. Una conversazione al momento a una voce, ma comunque preziosa. Il piccolo palinsesto “Carlo Alberto on Air” è work in progress, ma ogni settimana verranno proposte nuove conversazioni, di circa 30 minuti, della serie: Conversazioni ai tempi del Coronavirus.

In questa pagina vi proponiamo una conversazione con l’economista Pietro Terna, presidente della Fondazione Collegio Carlo Alberto e professore ordinario di Economia Politica Università di Torino, dove ha insegnato Microeconomia e Simulation Models for Economics. Questo il suo intervento:

 

Fragilità e virus

Con altri studiosi ho studiato la diffusione del virus SARS-CoV-2 e gli aspetti sociali e economici collegati. Si tratta di un medico, già professore di Biochimica clinica, e di un economista: Gianpiero Pescarmona e Giuseppe Russo. Le considerazioni che seguono sono in parte estratte dagli scritti di cui sono autore con loro. Quegli scritti possono essere letti in versione integrale a https://terna.to.it/modelInformativeArticles.html.

Abbiamo rivolto molta attenzione alle persone fragili e molto fragili (gli anziani in casa di riposo), da difendere e accudire; si sono lette cose inaccettabili sugli anziani, quasi che fosse una colpa esserlo: la vecchiaia è un fenomeno naturale molto positivo, perché significa che la vita si allunga. Poi ci sono tutti gli altri, cioè i fragili per via del lavoro in condizioni difficili, i poveri nutriti male e talvolta obesi, i pazienti curati con complesse terapie farmacologiche sintomatiche che alterano il loro metabolismo rendendoli più sensibile alle infezioni, le persone esposte a inquinanti di vario tipo. Avere un senso di colpa, se non li difendiamo, è assolutamente corretto.

Muoiono sempre gli stessi tipi di persone, che andrebbero curate singolarmente per ridurne la fragilità, ma che di fatto sono state trattate come un semplice numero di ricoveri in terapia intensiva o di decessi, in attesa del vaccino panacea. I fragili potrebbero essere trasformati in non fragili, con percorsi personalizzati, anche poco costosi. Ma chi ha la capacità e la forza di farlo?

Mettiamo alla prova tutto il ragionamento con una azione specifica, molto diretta e anche fattibile (probabilmente sarebbe stata sufficiente una circolare dell’INPS): i lavoratori in condizione di fragilità e che non posso scegliere il cosiddetto telelavoro, si assentano dal posto di lavoro in congedo per malattia.

Le strategie di difesa del sistema sanitario, economico e della vita delle persone dovrebbero quindi essere diverse. Secondo i nostri calcoli un giorno solo di lockdown durante la prima ondata costerà all’economia e alla società italiana 4,2 miliardi in due anni: ogni cinque giorni di fermo se ne è andato un punto percentuale di Pil. La metà durante la seconda ondata, ma sono sempre cifre enormi. Invece, togliere al virus la possibilità di fare i danni peggiori, ossia proteggere i lavoratori fragili nelle situazioni più rischiose, attraverso l’indennità di malattia, costerebbe 162 milioni al giorno. Inoltre, siccome i lavoratori fragili sarebbero sostituiti da lavoratori temporanei, la spesa dei redditi di quest’ultimi ridurrebbe il costo netto per l’economia e nel controllo dell’epidemia avrebbe avuto un effetto paragonabile al lockdown, Una somma quotidiana pari a 1/48 del costo del lockdown, ma che avrebbe permesso all’economia di affrontare la ripresa, anziché avvitarsi in una seconda, pericolosa, fermata. Anche questo è un modo per difendere i poveri, nella loro fragilità.

Mentre scrivo siamo a metà dicembre. Che cosa ci attende ora?

Da ottobre i casi di contagio sono giornalmente moltissimi e in questa seconda ondata la percezione dell’epidemia è individualmente molto più forte di quella della prima fase, in primavera. Tutti infatti conosciamo persone colpite più o meno gravemente. Che cosa è successo? L’epidemia stava estinguendosi all’inizio dell’estate, poi comportamenti molto imprudenti hanno permesso pochi, ma determinanti, nuovi contagi. I contagiati, spesso asintomatici, al ritorno dalle vacanze hanno ri-disseminato il virus, quasi come se fosse una nuova epidemia.

L’indice Rt ci dice quante persone possono essere contagiate da una sola persona, in media e in un certo periodo di tempo. Non è certamente l’unico indicatore da seguire, ma è molto importante e ci si deve preoccupare quando, dopo un periodo di diminuzione torna a aumentare, cosa che sta facendo in questi giorni.

Lo sta facendo non nei calcoli ufficiali, sempre molto in ritardo (di tre settimane), ma in calcoli ahimè molto sicuri di studiosi come Stefano Terna (il cognome denuncia la parentela con chi scrive), pubblicati quotidianamente aggiornatissimi a https://mondoeconomico.eu.

Terna Pietro  <pietro.terna@unito.it >

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Tel  333.1609156
amicolibro06@libero.it

 

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