Covid-19 e sindrome di Kawasaki nei piccoli pazienti: quale relazione? AAPRA Onlus e FIMP Piemonte chiedono un registro nazionale per monitorare il fenomeno

Nelle ultime settimane si sono osservati numerosi casi di bambini affetti da malattia o sindrome di Kawasaki e risultati positivi al tampone per SARS-COV-2. In soli due mesi, dallo scoppio dell’epidemia a Bergamo, a Genova e a Roma si sarebbero registrati tanti pazienti bambini o adolescenti, quanti se ne osservano mediamente in diversi anni.

I dati allarmanti hanno spinto il Gruppo di studio di Reumatologia della Società Italiana di Pediatria (SIP) ad allertare la comunità pediatrica. Anche perché la terapia utilizzata normalmente che prevede l’uso di immunoglobuline per via endovenosa sembra non essere efficace in una percentuale non trascurabile di malati, comportando spesso il ricovero in terapia intensiva.

A fronte di questo anche AAPRA Onlus – Associazione Ammalati Pazienti Reumatici Autoimmuni e FIMP Piemonte – Federazione dei medici pediatri di famiglia, assieme a SIP Società Italiana di Pediatria, chiedono di promuovere a livello nazionale un registro destinato alla popolazione pediatricaal fine di monitorare l’outcome dei pazienti e di indagare sulla relazione tra infezione da SARS-COV-2 e sviluppo di malattia di Kawasaki o di patologia sistemica ad essa simile.

La sindrome di Kawasaki è una malattia rara pediatrica descritta per la prima volta nel 1967 in Giappone da Tomisaku Kawasaki, pediatra, da cui prende il nome. E’ una malattia acuta febbrile che colpisce i bambini nell’età compresa tra le poche settimane e gli 8-10 anni. E’ caratterizzata da iperpiressia, flogosi orofaringea e congiuntivale, linfoadenomegalia laterocervicale, esantema polimorfo alla faccia e al tronco, tumefazione diffusa delle mani e dei piedi ed eritema plantare e palmare che esita in desquamazione.

È frequente l’interessamento cardiaco, rappresentato dalla vasculite necrotizzante delle arterie coronarie e dalla cardite. La coronarite è la complicanza più temibile, potendo causare occlusioni trombotiche e formazioni aneurismatiche dal 15 al 33 % dei pazienti.

La sindrome di Kawasaki è molto più comune nei bambini giapponesi, ma vi sono casi in tutto il mondo; in Italia sembra colpire 14 bambini ogni 100.000 ogni anno.

Anche se la sindrome di Kawasaki è diagnosticata tutto l’anno, si ha un numero di casi più elevato nel tardo inverno e all’inizio della primavera.

La causa è ancora sconosciuta; si pensa che la malattia sia la conseguenza di più fattori che agiscono insieme. E’ probabile che alla base della malattia ci sia una causa scatenante infettiva, infatti nei bambini con sindrome di Kawasakisono stati trovati diversi batteri e virus ma nessuno di questi può essere considerato il responsabile della malattia.

L’infezione farebbe manifestare la malattia in soggetti con una predisposizione genetica; la componente genetica è dimostrata dal fatto che la sindrome di Kawasakiè più frequente nella popolazione asiatica dove c’è anche una maggiore incidenza della malattia nei fratelli e soprattutto nei gemelli; inoltre sono descritti casi di sindrome di Kawasakiin figli di genitori che hanno avuto la malattia nell’infanzia

«L’istituzione di un registro nazionale, come strumento scientifico di sorveglianza, di monitoraggio clinico, terapeutico ed epidemiologico potrà essere utile a tutti gli specialisti per attingere dati per fare studi e per decidere eventuali terapie» spiega Raffaele Paone, Presidente di AAPRA Onlus.

E’ in prima fila anche FIMP Piemonte. «La Federazione dei Medici Pediatri di Famigliadel Piemonte conferma la piena disponibilità al coordinamento per la raccolta di dati che siano utili a studi futuri per la valutazione di alcune condizioni cliniche che nei piccoli pazienti si stanno presentando in questa emergenza sanitaria – spiega il Segretario Regionale il Dottor Giulio Michele Barbero -. La piattaforma informatica su cui stiamo lavorando potrà essere di aiuto anche per questo virtuoso progetto».

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