Emergenza coronavirus, la linea diretta con Psicologi per i Popoli

Psicologi per i Popoli Torino è un’associazione fondata nel 2001 che da anni  opera con l’azione diretta, personale e gratuita dei propri volontari nell’ambito dell’assistenza psicologica, sociale, sanitaria e della formazione. Un’attività che viene svolta in coordinamento sia con il 118 durante il week end, a fronte di particolari emergenze (morti improvvise, suicidi, violenze), sia in appoggio alla Protezione Civile della città di Torino.

E proprio a integrazione del grande lavoro che sta svolgendo la Protezione Civile in questi giorni di emergenza sanitaria causa coronavirus, negli uffici del centro operativo di Torino, Psicologi per i Popoli si è attivata per la creazione e la gestione di un centralino telefonico (011.01137782) al fine di poter offrire alle persone che ne hanno bisogno un primo aiuto psicologico. Il numero è attivo dal 16 marzo e lo sarà almeno per il prossimo mese: dal lunedì alla domenica, due turni al giorno con una cinquantina di volontari che a turno sono presenti due ore al mattino (10-12) e due ore al pomeriggio (17-19). Quindici le telefonate in media al giorno, 20 minuti più o meno per ognuna per ascoltare e provare a capire, con la possibilità poi di un secondo contatto – a turni finiti e su richiesta di chi telefona – per approfondire senza vincoli di tempo.

La presidentessa di Psicologi per i Popoli Torino, la dottoressa Maria Teresa Fenoglio, racconta così questi primi giorni: “Sin da subito non abbiamo avuto un attimo di respiro. Siamo sempre al telefono, senza alcuna interruzione. Il lavoro non manca, la linea è sovraccarica”. Chi sono le persone che chiamano? Sempre Fenoglio: “Difficile dopo pochi giorni fare una statistica dei casi, ma in questo momento le persone anziane mi sembrano quelle maggiormente rappresentate. Sono loro quelle che soffrono di più, anche quelle attive, perché costrette a stare a casa e private della loro routine quotidiana”.

Non solo gli anziani però. Sempre la dottoressa Fenoglio: “Già in queste poche ore di servizio ci siamo resi conto che sono anche tanti i figli che provano un grande dolore nel non poter fare visita ai loro cari che magari sono nelle case di riposo. Poi ci sono chi è abitualmente affetto da crisi di ansia e i pazienti psichiatrici che magari continuano le cure mediche, ma che non hanno più la possibilità di accedere ai servizi e al contatto umano con i professionisti che li seguono”. Fenoglio poi racconta un caso specifico: “Abbiamo anche ricevuto la telefonata di una mamma incinta che esprimeva un grande stato d’ansia nella preoccupazione che un momento come questo potesse interferire in qualche modo sul rapporto con il futuro figlio”.

Tutti i casi citati aiutano a comprendere quanto non possa essere dato per scontato l’aiuto psicologico. Quanto questo sia necessario soprattutto in un momento difficile come quello che sta vivendo la nazione. Così Fenoglio: “Si legge sui giornali dell’intenzione legittima di assumere nuovi medici, ma non si fa mai menzione alcuna degli psicologi. È un errore che rischiamo di pagare caro tra qualche anno, perché è necessario mettere a punto un programma serio di sostegno psicologico per le persone e le famiglie colpite da questa situazione. Il volontariato può fare la sua parte, ma non può colmare tutte le carenze. Non si può sostituire a un programma sanitario”.

È la stessa sanità che ha bisogno degli psicologi. La dottoressa Fenoglio su questo è ancora più chiara: “Medici e infermieri stanno facendo esperienze drammatiche e sono i primi che hanno bisogno di parlare. Al momento mi pare che soltanto il Giovanni Bosco abbia una collega che svolge un lavoro di assistenza di questo tipo, altre esperienze non mi sembrano che siano in atto. È un errore fatale, perché rischiamo di avere personale medico da qui a qualche anno ammalato. Non è una mia previsione, ci sono studi scientifici che dimostrano che se il personale sanitario non viene aiutato in situazioni di questo tipo rischia di ammalarsi. E non solo di coronavirus”.

 

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