Ugi Torino – Progetto audiolibri condivisi

È un periodo difficile per tutti ma, sebbene sia lapalissiano, per i giovani degenti le misure di contenimento sono ancora peggiori, in quanto risulta impossibile relazionarsi con qualcuno che non sia un familiare, se non da remoto. Più in generale, le procedure di contenimento della pandemia contingente stanno portando sempre di più un allontanamento tra giovani degenti di strutture ospedaliere ed il mondo esterno. Le conseguenze di ciò si stanno ripercuotendo sulla salute mentale dei degenti dell’Ospedale Regina Margherita di Torino e non solo.

I dati scientifici lo dimostrano: un rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità riporta che, parlando di adulti, in un campione osservabile di persone che non hanno sofferto di Covid-19 ma che convivono o hanno rapporti con persone malate, sono stati osservati sintomi depressivi o da stress rispettivamente nell’11 e nel 14% del campione.

I livelli di ansia invece sono risultati oltre il range di normalità nella metà circa dei soggetti esaminati. Per quanto riguarda il campione compreso tra gli 11 e i 17 anni, il 16% ha dormito peggio durante il periodo di lockdown, e almeno il 75% è rimasto in contatto con gli amici tramite messaggi e/o videochiamate. Anche se solo il 4% ha mostrato una forte preoccupazione per la propria salute fisica e mentale, il 13% ha dichiarato di essersi sentito abbastanza spesso triste e l’11% di essersi sentito abbastanza spesso solo.

I dati fino ad ora riportati, disponibili sul sito dell’ISS nella pagina “L’impatto della pandemia COVID-19 sulla salute mentale: l’impegno in ISS”, non si riferiscono ad un campione di degenti o lungodegenti, ma ad una popolazione sana.

Che effetto può avere allora la pandemia sulla mente di persone la cui salute fisica è già compromessa? Non abbiamo dati scientifici certi in nostro possesso, ma possiamo immaginare quanto l’isolamento in un momento già difficile possa interferire ulteriormente sulla salute dei ragazzi in terapia e delle loro famiglie.

L’UGI ha saputo reinventarsi convertendo gran parte delle attività laboratoriali in remoto, ma la didattica a distanza sta mostrando dei limiti, ed i laboratori digitali possono dare la sensazione di essere fini a sé stessi: se al termine di un corso di teatro o di musica era possibile esibirsi, ora non è più possibile.

Da questi numerosi stimoli, nel tentativo di trovare una quadratura del cerchio per il coinvolgimento dei ragazzi e per la sperimentazione di nuovi linguaggi, è nata la proposta di creare un Laboratorio di Audiolibri Condivisi.

Cosa si intende con Audiolibro Condiviso? Su nostro stimolo chiederemo ad autori di libri vicini alla nostra realtà di trasformare la loro opera in audio, tramite una radio-drammaturgia creata dal promotore del progetto insieme ai partecipanti del laboratorio. Ciò per arrivare alla creazione di un’opera derivata, un qualcosa di diverso rispetto al materiale di partenza, ovviamente rispettandone le caratteristiche intrinseche e letterarie ma evolvendolo in un’ottica di condivisione.

L’obiettivo è mettere al centro della produzione culturale i giovani, in modo che si abituino ad occupare il posto che è e sarà loro di diritto, ovvero la creazione (oltre alla fruizione) di contenuti culturali.

Come accennato, il progetto ha la doppia valenza di progetto di socialità condivisa e di creazione di contenuti per tutti i ragazzi che si trovano in condizioni cliniche avverse e off-therapy. Si propone come progetto innovativo nella volontà di porre al centro del prodotto culturale il partecipante, interfacciando i giovani direttamente con il prodotto e con la sua trasformazione in opera derivata.

Si propone questo approccio anche per cercare di stimolare i ragazzi alla fruizione di contenuti culturali, molte volte disprezzati in giovane età in quanto mancanti dell’appeal necessario.

Oltre a ciò il lavoro intende dare una formazione di regia radiofonica, avvalendosi dei ragazzi non impegnati nella registrazione per le operazioni di regia, dirigendo i colleghi in quel momento impegnati nella lettura ed un’infarinatura in tecnica fonica per l’attività di postproduzione degli audiolibri. La volontà sottesa a questo tipo di operazione è la creazione una socialità condivisa tra ragazzi provenienti dalla stessa esperienza di malattia ma di differente età.

Inutile dire che il progetto si propone di aiutare anche bambini stranieri, per agevolarli nell’apprendimento della lingua e cultura italiana, attraverso una metodologia non convenzionale di insegnamento (ovvero la lettura e l’interpretazione di brani).

Non ci dimentichiamo delle famiglie, in quanto il progetto si propone di far collaborare anche i familiari dei bambini ricoverati perché una comunità, per essere tale, coinvolge tutte le fasce d’età.

Il promotore del progetto, Pierpaolo Bonante, coordinatore di Radio UGI, sottolinea la volontà di immaginare continuamente nuovi modi per creare comunità, in un momento dove il concetto tradizionale di società sta mutando: “La tecnologia e la cultura possono fondersi in dinamiche eccezionali, nuove e coinvolgenti, arrivando persino all’evoluzione del concetto stesso di collettività”.

I bambini se lo meritano, a prescindere dalle loro condizioni cliniche.

Glielo dobbiamo così come i nostri genitori prima di noi ci hanno dato la possibilità di esprimerci liberamente. Dobbiamo garantire ai bambini la capacità di sognare, uno strumento potentissimo per poter creare un futuro soddisfacente, equo e condiviso.

Vi chiediamo uno sforzo: supportateci.
Basta poco: ascoltate le nostre creazioni e fatele conoscere a tutte le persone che vi circondano.
Basta poco, se lo facciamo tutti.”

Autore: Pierpaolo Bonante

Fonte: www.ugi-torino.it

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