XXII Convegno AVO – “Orizzonti – Nuove energie per ripartire”

Con questo titolo la Federavo vuole imprimere al Convegno, che si terrà a Montesilvano Marina, presso il Serena Majestic, dal 27 al 29 maggio 2022, un taglio preciso: riprendere le energie per ripartire verso nuovi orizzonti, dopo gli anni della pandemia. Il XXII Convegno si aprirà alle 17 del 27 maggio con la presentazione dei risultati del Censimento di tutte le AVO d’Italia e un’indagine su come i Presidenti delle AVO locali desiderano l’AVO e La Federavo di oggi e di domani. Per ripartire occorre sapere quanti siamo, cosa facciamo, cosa vorremmo fare.

Il sabato mattina sarà dedicata alla formazione per preparare volontari e presidenti alla ripartenza e alla conoscenza del contesto in cui le AVO si trovano ad operare. Nella seconda parte della mattinata, Claudio Lodoli, past President Federavo e Carla Messano, Vicepresidente Nazionale dialogheranno con due illustri ospiti, il Sottosegretario al Ministero della Salute Andrea Costa e la Portavoce Nazionale del Forum del Terzo Settore Vanessa Pallucchi, sui temi del futuro sanitario italiano, sull’incidenza del PNRR, sul ruolo che il mondo del volontariato potrà svolgere nelle nuove strutture territoriali, sulla domiciliarità e sulla necessità di trovare sinergie in rete con altri enti e istituzioni.
Nel pomeriggio, il Presidente Federavo Massimo Silumbra svolgerà la sua relazione di fine mandato dinnanzi all’Assemblea Nazionale che sarà quindi chiamata ad approvare i bilanci di esercizio; a seguire avranno inizio le operazioni di rinnovo degli organi istituzionali: Presidente e Consiglio Nazionale, Portavoce della Conferenza delle Regioni, Collegio dei Probiviri e dei Revisori.

Come da tradizione, durante la serata di venerdì, allietata da un gruppo musicale del locale Conservatorio, verrà assegnato il Premio Noi Insieme, quest’anno dedicato alla poesia e al racconto breve.
Un messaggio forte verrà dal convegno: riprendere con responsabilità il servizio verso l’altro che ha bisogno, rispondendo “Tocca a me” alla domanda che il prof. Erminio Longhini, nostro fondatore, si era posto nel lontano 1967 nella stanza dell’ospedale di fronte a una paziente che chiedeva un semplice bicchiere di acqua: “ A chi tocca?” La risposta fu che tocca a tutti, la risposta fu la nascita dell’AVO (Associazione Volontari Ospedalieri) nel 1975.

…“L’8 dicembre 1967 ero in ospedale e mi affrettavo a raggiungere la stanza in cui mi era stata segnalata un’emergenza. Nel lungo corridoio echeggiava il lamento ripetitivo e insistente di una voce femminile: «Acqua… Datemi da bere ». Quella invocazione fermò i miei passi e mi condusse in una stanza di degenza dove vidi una paziente anziana, che continuava a chiedere un po’ d’acqua tra l’indifferenza delle sue compagne e di un’inserviente intenta a lavare il pavimento. Fui colto da grande inquietudine e ammetto di essermi rivolto piuttosto bruscamente alla donna, che a capo chino serrava lo spazzolone fra le mani: «Scusi, ma non ha sentito che quella signora ha bisogno di un bicchiere d’acqua? ». E lei, trascinato lo straccio sul lato della stanza, appoggiò il bastone alla parete e mi guardò negli occhi. Poi con tono risentito, in dialetto milanese, rispose: «Professore, se dovessi occuparmi di tutta la gente che qui dentro chiede di essere aiutata, le stanze rimarrebbero sporche. E allora sarei anche rimproverata da lei. Non tocca a 55 me! ». Poi prese un bicchiere d’acqua, di malagrazia lo porse alla signora e subito ricominciò a strofinare il suo straccio sul pavimento, con nervosa energia. L’episodio non mi lasciò indifferente: quella sera, in macchina, mentre rientravo a casa, le ultime parole pronunciate dall’ausiliaria continuavano a ronzarmi nella testa: «Non tocca a me, non tocca a me! ». Certamente l’assistenza agli ammalati non toccava a lei; non toccava neppure a me: toccava a un infermiere, ma se in quel momento, in un giorno festivo, con il personale ridotto, gli infermieri erano tutti occupati… quella povera paziente avrebbe dovuto aspettare. Non sarebbe morta di sete, ma il senso di abbandono le avrebbe procurato un frustrante disagio. Quante situazioni simili si verificavano durante il giorno nel mio reparto? Quante volte un malato soffriva per la mancanza di un piccolo ma importante gesto di attenzione? A chi toccava colmare quella lacuna? Parcheggiai l’auto nel box, salii in ascensore e al momento la questione fu archiviata in qualche angolo della mente…. ( da Il Patto che mi cambiò la vita- Autobiografia del medico che fondò l’Associazione Volontari Ospedalieri” a cura di Claudio Lodoli- Edizioni Paoline

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